Scomparsa del Professor Franco Frabboni
Il Dipartimento di Scienze dell'Educazione piange la scomparsa di Franco Frabboni, professore emerito di Pedagogia Generale e Sociale dell’Alma Mater Studiorum-Università di Bologna
Pubblicato: 18 maggio 2024
Con profondo cordoglio abbiamo appreso oggi della scomparsa di Franco Frabboni, Professore Emerito della nostra Alma Mater Studiorum Università di Bologna e Maestro per tutta la Pedagogia italiana.
Il senso di perdita per la nostra comunità scientifica bolognese affiora insieme a innumerevoli ricordi: la storia del Dipartimento di Scienze dell'Educazione di Bologna è intrisa di pensieri, azioni, battaglie, progetti, visioni di futuro...che portano il nome di Franco Frabboni e che hanno aiutato molte e molti di noi a costruire un'idea di impegno nelle Pedagogia e per la Scuola.
Un sentimento di forte gratitudine e riconoscenza ci lega a lui.
Ringraziamo la nostra collega Manuela Gallerani, ordinaria di Pedagogia Generale e Sociale, per aver scritto questo ricordo del suo maestro.
Franco Frabboni (18/04/1935 - 17/05/2024), professore emerito di Pedagogia Generale e sociale dell’Alma Mater Studiorum-Università di Bologna è stato tra i primi allievi di Giovanni Maria Bertin (allievo di Antonio Banfi) e ha saputo bene incarnare il principio etico bertiniano “realizza te stesso realizzando l’altro da te” sia in ambito accademico sia nel privato.
Preside per due mandati della Facoltà di Scienze della Formazione ha partecipato alla creazione di una “Scuola bolognese” di pedagogia, in primis, con i colleghi e amici Piero Bertolini, Andrea Canevaro e Mario Gattullo. Ha contribuito a fondare la Libera Università a Bressanone, un modello di università trilingue. È stato inoltre Presidente della Società Italiana di Pedagogia (SIPED) e nel 2016 gli è stato conferito il premio SIPED alla carriera.
Dal Curriculum Vitae scritto di suo pugno si legge che “[la sua ricerca] aderisce alle ragioni teoriche (Filosofia dell’educazione) ed empiriche (Didattica generale) del razionalismo critico di impostazione Problematicista. […] ha posto al centro della sua ricerca scientifica […] i repertori formativi della scuola [dall’infanzia fino alla formazione universitaria] e dell’extrascuola […] nella prospettiva di un sistema formativo integrato e di una formazione per tutta la vita”. Ebbene, sulla scorta di queste parole che lo hanno orientato sia nell’insegnamento accademico sia nella ricerca, appare arduo il compito di ripercorrere, seppure in minima parte, una carriera e una produzione scientifica tanto ampia. Si è, pertanto, scelto di ricordare soltanto alcuni tra i temi che appaiono fondamentali in un percorso di studio e ricerca durato una vita. Tra questi si rintracciano l’idea di una pedagogia democratica, laica e militante, dunque, aperta a valorizzare le istanze di libertà e antiautoritarismo, dialogo e mediazione, complessità e collaborazione nel rispetto di tutte le posizioni epistemiche. Di qui, tra gli ulteriori temi affrontati si ricordano l’attenta e perdurante riflessione sulla cittadinanza attiva e sui molteplici aspetti del processo di insegnamento/apprendimento: affrontato in ogni occasione attraverso la lente di una pedagogia democratica pensando, in parallelo, ad una ricerca empirica concepita come volontà di innovare e trasformare, mantenendo alto il rigore scientifico e l’attenzione alle questioni di carattere epistemologico e metodologico. In tal senso le riflessioni di Frabboni sulla peculiarità della pedagogia e del sapere educativo, nutrite con studi e ricerche empiriche, hanno permesso di svelare aspetti e problemi ancor oggi nodali nell’ambito della ricerca in campo pedagogico e didattico.
Accademico engagé e dai molteplici interessi culturali, va ricordato il suo vigore nell’impegno politico-culturale a livello nazionale ed internazionale. A livello nazionale ha collaborato, dibattuto e scritto significativi saggi su temi educativi cruciali, intrecciando i suoi pensieri a quelli di Maestre e Maestri italiani aderenti tanto al versante della pedagogia laica quanto a quella cattolica: intessendo un fecondo, vivace dibattito - rispettoso di tutte le differenze - in campo e pedagogico e didattico. Un dibattito testimoniato da riflessioni e ricerche presentate nei numerosi Convegni a cui ha partecipato come relatore (o di cui si è fatto promotore) e confluite in pubblicazioni che rivelano la varietà dei suoi interessi. Tra queste, si distinguono quelle scritte a quattro mani con Franca Pinto Minerva, ovvero alcuni manuali di pedagogia ancor oggi nel catalogo Laterza come, per esempio: F. Frabboni, F. Pinto Minerva, Introduzione alla pedagoga generale (Laterza 2003) e F. Frabboni, F. Pinto Minerva, Manuale di pedagogia e didattica (Laterza 2013), solo per citarne due.
Ha collaborato con disciplinaristi universitari di rilievo, tra cui si ricordano i matematici Gianfranco Arrigo e Bruno D’Amore e ha mantenuto un aperto e costante dialogo con docenti di scuole di ogni ordine e grado, dal Nord al Sud d’Italia, lavorando “con, per, tra” gli insegnanti e i loro allievi.
Intense e significative sono state le sue collaborazioni con colleghi di università italiane, spagnole, catalane e tedesche. A tal proposito, per l’originalità e il forte impatto culturale, si ricorda la Ricerca-Azione condotta - tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso - con i colleghi Franz Hamburger e Otto Filtzinger (dell’Università di Mainz) volta a promuovere il plurilinguismo, la cittadinanza attiva e nondimeno avanzati processi interculturali in Kindergarten tedeschi caratterizzati da un’ampia presenza di bambini stranieri, figli di immigrati.
Il progetto (sostenuto per diversi anni dal Consolato italiano a Francoforte) era finalizzato a favorire l’integrazione dei bambini e delle loro famiglie nel tessuto socio-economico e culturale tedesco, grazie anche all’inserimento di educatrici straniere formate ad hoc, affinché aiutassero in primo luogo i bambini (stranieri e non) a familiarizzare con almeno due lingue, ossia la lingua madre e quella del paese ospitante; in secondo luogo perché sostenessero le madri e le famiglie nel mantenere un contatto più attivo e costruttivo con la scuola.
Ancora, con Gerwald Wallnoefer e i colleghi di lingua tedesca Nando Belardi e Werner Wiater ha realizzato il progetto editoriale intitolato Le parole della pedagogia. Teorie italiane e tedesche a confronto (Bollati Boringhieri, 2007): il volume è stato successivamente tradotto anche in tedesco e pubblicato nel 2010 per i tipi della Schneider Verlag.
Quello di Frabboni è stato un impegno profuso da un lato sul piano accademico nel declinare il problematicismo pedagogico di Bertin in differenti ambiti tra cui la didattica (Il curricolo, Laterza, 2002; Il laboratorio per imparare a imparare, Tecnodid, 2005) e l’educazione a contatto con l’ambiente (Scuola e ambiente, Bruno Mondadori, 1980 e 1985; L’ambiente come laboratorio, EIT, 1989; Manuale di educazione ambientale, Laterza, 1993; Educare in città, Editori Riuniti 2006 solo per citare alcuni titoli, senza alcun intento di esaustività); dall’altro sul piano della ricerca sul campo come ricercatore (impegnato a livello locale e nazionale) fermamente convinto del cruciale ruolo socio-culturale svolto dalla pedagogia e dall’educazione. Convinto, parimenti, dell’importante ruolo giocato sia da educatori che docenti nell’attuare un cambiamento reale, in direzione di una più alta qualità dell’istruzione e dell’educazione: da raggiungere, nondimeno, mediante la qualità dell’insegnamento di docenti ben preparati a livello universitario. Si pensi a tal proposito all’efficace modello ideato e proposto alla Libera Università di Bressanone nella SSIS, la Scuola di specializzazione all'insegnamento secondario, ovvero la specializzazione universitaria di durata biennale finalizzata alla formazione degli insegnanti delle scuole secondarie di primo e secondo grado. In tale prospettiva l’interesse per una pedagogia militante dall’intento ricognitivo e trasformativo appare dominante nel percorso di Frabboni, espresso a più riprese nello studio di temi e problemi legati alla persona che apprende nelle diverse età della vita e in diversi contesti di vita, come emerge nel saggio Longlife/Longwide. Per un trattato europeo della formazione scritto in collaborazione con Massimo Baldacci e Umberto Margiotta (Bruno Mondadori, 2013).
Sul tema di una scuola democratica, inclusiva e di qualità è tornato più volte nel corso degli anni, scrivendo contributi anche in collaborazione con studiosi di altri ambiti disciplinari, al fine di proporre una più articolata e complessa rappresentazione del sistema formativo, inteso in tutte le sue dimensioni da quelle più squisitamente pedagogiche e didattiche a quelle culturali, sociali e perfino a quelle di tipo organizzativo.
Ha fondato e diretto alcune importanti Riviste Scientifiche, tra cui Ricerche di Pedagogia e Didattica (ora Rivista online dell’Ateneo bolognese) oltre a dirigere numerose Collane di prestigiose Case Editrici italiane. Tra le imprese e iniziative culturali bolognesi, vanno ricordati almeno “I Pomeriggi in Santa Lucia” che hanno rappresentato, per anni, un interessante momento culturale: ‘pomeriggi’ animati da intellettuali di rilievo invitati a discutere intorno ad un tema di forte interesse socio-storico culturale, pensati e rivolti a studenti, docenti e, soprattutto, aperti al pubblico, proprio con l’intento di promuovere una cittadinanza attiva. Negli anni Sessanta aderisce al movimento per la promozione e l’attuazione della scuola “a tempo pieno”, quale valida alternativa al semplice doposcuola, poiché si caratterizza per la qualità dell’insegnamento e per l’ampiezza dell’offerta formativa volta a sviluppare gli interessi, le potenzialità di ogni allievo. Si tratta di un’idea progressista di scuola inclusiva e garante delle pari opportunità formative per tutti e per ciascuno. Partecipa e sostiene anche il “Febbraio pedagogico” inaugurato a Bologna da Bruno Ciari.
Ancora, è stato tra i primi a battersi a livello politico, partecipando a Commissioni ministeriali (Ministero della Pubblica Istruzione e Ministero dell’Università e della ricerca scientifica), per la riforma dei curricoli dei diversi ordini e gradi scolastici, nella prospettiva di poter realizzare un sistema formativo integrato (Il sistema formativo integrato, EIT, 1989; La città educativa del 1991). Tra queste si ricordano la Commissione che ha redatto i Programmi didattici della scuola elementare (1985), la Commissione che ha redatto gli Orientamenti Programmatici della scuola materna (1991), la Commissione che ha redatto il Rapporto nazionale sullo stato
della Ricerca pedagogica in Italia (1991) e la Commissione che ha redatto le Indicazioni per il curricolo della scuola di base (2007). Impegni questi, in linea con l’ipotesi pedagogica secondo cui la scuola dell’infanzia poteva rappresentare un vero e proprio primo livello o step educativo formale, dunque, un luogo d’elezione per iniziare gradualmente il processo di insegnamento/apprendimento. In un primo livello, per “dare di più a chi ha di meno”, aderendo al dettato pedagogico di Don Lorenzo Milani. Come dire, una vera e propria agenzia educativa con una funzione non più e non solo di stampo “materno”, bensì pensata per il gioco, la socializzazione e l’apprendimento, al fine di ridurre gli eventuali svantaggi socio-culturali delle piccole persone. Un’intenzionalità educativa espressa con vigore, proprio in qualità di Membro della Commissione ministeriale per gli Orientamenti programmatici della scuola materna (1991). Su questi temi si era soffermato in La scuola dell’infanzia (La Nuova Italia, 1974) o nella riflessione confluita nei due saggi scritti in collaborazione con Benedetto Vertecchi e Roberto Maragliano, intitolati rispettivamente Una cultura per l'infanzia (La Nuova Italia, 1986) e Il bambino della ragione (La Nuova Italia, 1984).
Per concludere, è difficile riassumere in poche righe l’impegno di una personalità tanto eclettica e brillante: incline alla sfida e, insieme, animata dall’entusiasmo di raggiungere nuovi successi ed inediti traguardi. Forse, Franco Frabboni preferirebbe essere ricordato come collega generoso e leale, quale era, pronto a consigliare - se interpellato – ma senza imporre il proprio pensiero e pronto ad offrire un parere lucido e disinteressato. Fedele e coerente al proprio modo di essere, dire, scrivere e pensare è stato intellettualmente libero da derive ideologiche e pregiudiziali, cosicché ha potuto dire quello che pensava, in sintonia con la propria inclinazione a fare esattamente quello che diceva. Chi lo ha conosciuto ne ricorderà le doti umane e professionali, chi non lo ha conosciuto potrà leggere le sue pagine più significative che si srotolano in un percorso di ricerca iniziato col primo saggio inerente La pedagogia curativa e il problema dei deboli mentali (Cooperativa libraria universitaria, 1968) e proseguito nell’arco di oltre mezzo secolo con: Pedagogia (Accademia, 1974); La scuola Fuori (Cooperativa libraria universitaria, 1968); Scuola e ambiente (Bruno Mondadori, 1980) e su su fino a Dialogo su una scuola possibile scritto in collaborazione con Cesare Scurati (Giunti, 2011); La sfida della didattica (Sellerio, 2011); Il Problematicismo in pedagogia e in didattica (Erickson, 2012); Una scuola per il duemila, in collaborazione con F. Pinto Minerva (Sellerio, 2014); Felicità e scuola (Anicia, 2014).